Che cosa è la Biorisonanza Endogena?
Un pò di storia
Il biofeedback è una tecnica che ha iniziato a svilupparsi negli anni ’60 e ’70, sebbene le sue basi scientifiche risalgano a qualche decennio prima.
Origini e sviluppo del biofeedback
- Anni ’30-’40:
- Gli studi pionieristici di Ivan Pavlov e John Watson sulla condizionamento e il comportamento umano hanno gettato le basi per comprendere come il corpo risponda agli stimoli.
- Anni ’50:
- I ricercatori iniziano a esplorare il ruolo del sistema nervoso autonomo e la possibilità di influenzarlo consapevolmente.
- In questo periodo, il lavoro di Neal E. Miller, psicologo sperimentale, dimostrò che gli animali potevano essere addestrati a controllare funzioni corporee autonome, come la pressione sanguigna.
- Anni ’60-’70:
- Si diffonde il concetto di biofeedback come tecnica clinica grazie a ricercatori come Elmer Green, Barbara Brown e John Basmajian.
- Il Menninger Foundation di Kansas fu un centro cruciale per lo studio del biofeedback, sviluppando tecniche per monitorare e influenzare attività fisiologiche come il battito cardiaco, la tensione muscolare e l’onda cerebrale.
- Applicazioni iniziali:
- Il biofeedback viene utilizzato per trattare disturbi come l’ansia, la tensione muscolare e il mal di testa.
- La tecnologia divenne accessibile a medici e terapisti, grazie all’introduzione di strumenti per misurare e visualizzare l’attività fisiologica in tempo reale.
- Anni ’80-’90:
- Il biofeedback si afferma in ambito clinico, con applicazioni per la gestione del dolore cronico, il trattamento di disturbi psicosomatici e il miglioramento delle prestazioni sportive.
- Epoca moderna:
- Oggi il biofeedback si integra con tecnologie avanzate, come l’elettromiografia (EMG), l’elettroencefalogramma (EEG) e la biorisonanza, ed è ampiamente utilizzato in psicologia, fisioterapia e medicina integrata.
Un approfondimento
Come funziona la Biorisonanza Endogena?
Il corpo umano emette costantemente onde elettromagnetiche a diverse frequenze. Quando c’è uno squilibrio, alcune di queste frequenze risultano alterate. Attraverso la biorisonanza endogena si permette al corpo di ascoltare e correggere le anomalie che altrimenti fatica a riconoscere: è aiutarlo a sfruttare la propria intelligenza a ritrovare l’omeostasi, cioè l’equilibrio.
È una tecnica non invasiva, che agisce delicatamente sul piano energetico, e trova applicazione in un’ampia gamma di problematiche psicosomatiche e fisiche.
Applicazioni nel campo della salute
Numerosi studi hanno evidenziato l’efficacia del biofeedback e della biorisonanza nel trattamento di disturbi legati allo stress, come l’ansia, l’insonnia e la depressione. Ricercatori hanno osservato miglioramenti significativi nei pazienti che hanno seguito cicli di trattamenti di biorisonanza, grazie alla capacità di questa tecnica di modulare l’attività del sistema nervoso e rafforzare il sistema immunitario.
La biorisonanza è utilizzata anche per trattare disturbi cronici e infiammatori, dolore muscoloscheletrico, problemi dermatologici e disfunzioni digestive. Le frequenze applicate sono personalizzate per rispondere alle esigenze specifiche della persona, facilitando un recupero armonioso e duraturo.
Ricerche e studi
La scienza della bioenergia e del biofeedback ha fatto grandi progressi negli ultimi decenni. Studi clinici hanno dimostrato che il biofeedback può migliorare significativamente la qualità della vita nei pazienti con disturbi psicologici e fisici. Ad esempio, una ricerca pubblicata nel Journal of Applied Psychophysiology and Biofeedback ha evidenziato come il biofeedback sia efficace nella riduzione dei sintomi di ansia e depressione, mentre altre ricerche nel campo della medicina complementare hanno mostrato i benefici di questa tecnologia nel supporto a terapie tradizionali.